Marina Marcolin traduce in arte natura e poesie: semplicità e silenzio nelle sue opere diventano fascino

Guarda la natura senza un occhio naturalistico. Vicentina di Vicenza per scelta è andata a vivere a Fimon. Espone pochissimo a Vicenza. Premiata a New York. Illustratrice di un libro di poesie per bambini e ragazzi

Ama i silenzi più delle parole, ma non è taciturna. Ama il bianco più dell’inchiostro delle sue litografie, ma è come dire che la Via Lattea contiene il Sole e la Terra. Ama le poesie, specie quelle di Wislawa Szymborska, premio Nobel nel 1996, un’artista che è riuscita a “vivere delle piccole cose di ogni giorno e al contempo a toccare temi universali e profondissimi, restituendo il senso di meraviglia e stupore che coglieva dal mondo”. Allo stesso modo lei usa spesso le parole piccolo e silenzio.

Un ritratto di Marina Marcolin, artista vicentina ma anche docente e illustratrice

Marina Marcolin, cinquant’anni fra pochi mesi, è un’artista che sperimenta ogni tecnica, dall’acquarello alla litografia. Assistente di Toni Vedù, artista, docente e musicista dell’Anonima Magnagati, Marina è stata insegnante a Ossidiana per vent’anni, ha una formazione autodidatta ma alla base c’è il liceo artistico. È delicata, riservata, esempio di leadership dei timidi come si dice. “Sono sopravvissuta alla mia timidezza“, spiega lei sorridente. Ma come sottolineava Carl Gustav Jung cento anni fa, le persone così, quelle che traggono la propria forza da se stessi e non dagli altri, sono introspettive, tranquille e attente.

Vicentina del capoluogo ma residente a Fimon, vive nella natura che neanche Greta Thunberg, ma non è una naturalista perché la guarda con un occhio diverso dallo specialista. In arte ha fatto suo il principio di Mies van der Rohe, Less is more, il meno è più. Ha ragione. Il principio di vivere per sottrazione è vincente: per raggiungere la felicità “bisogna desiderare quello che si ha” ammoniva Sant’Agostino.

La casa costruita sull’albero e il fiore che esce dal tetto: una visione di Marina Marcolin

Illustratrice per varie case editrici, specie per Topipittori, ha esposto dagli Usa al Giappone, è vincitrice di diversi premi (nazionali e internazionali, anche a New York) è meno conosciuta nella sua città che fuori. Ultima mostra a Sansepolcro, vicino ad Arezzo. A Vicenza lavora con la stamperia Busato in contrà Santa Lucia. Le opere, ovviamente, denotano tutte le sfumature della sua personalità.

Case che diventano alberi, barche che volano, donne che si tuffano nei fiori. Perché le sue opere sono così sognanti, per usare un paragone?

È così che vedo quello che mi circonda. Non sono attratta da cose grandi: mi piace invece andare nel piccolo, scoprire le cose che si nascondono, che contengono un mistero. Mi piace trasformare le cose comuni.

Le sue opere sono pervase da una specie di magia?

Diciamo che è una visione molto silenziosa. Me ne rendo conto dopo e riconosco una specie di mappa. Avverto anche un suono, ma piccolo. Il silenzio, del resto, è comunque una presenza. Scelgo di guardare, per dirlo i sintesi, il mondo che si riflette allo specchio. Compresa io.

La barca che non scivola, ma vola sull’acqua: altra incisione di Marina Marcolin

Cosa cerca?

Riconoscere quello che sono e comunicarlo alle persone.

Perché il disegno?

Volevo diventare illustratrice, unire le parole ai disegni. Realizzare un dialogo, come faccio da dieci anni con l’incisione.

Ha dei riferimenti artistici?

A dire la verità mi interesso parecchio di fotografia, sempre seguendo tecniche analogiche.

Come mai?

Perché mi piace l’imprevedibilità, l’errore, il fatto di non poter controllare tutto.

Come si affronta l’imprevisto?

Lo si accoglie, si cerca di capire cosa può insegnare. Avere il controllo di tutto non ci porta a percorrere strade nuove. Vuol dire anche concedersi di non essere sempre al massimo.

La mano con le dita che diventano foglie: “La natura mi ispira molto”

Lei è esigente con se stessa?

Sì. E me ne rendo conto. Da un lato ti tiene diritto, ti fa concentrare, ma è anche un’arma a doppio taglio: ti può bloccare.

C’è un quadro che avrebbe voluto dipingere?

Mi piacciono il silenzio di Vermeer e la profondità di Rothco. L’arte mi fornisce spunti di studio. È interessante vedere come la mano cerca di svelare persone e situazioni.

Chi ammira fra i fotografi?

Francesca Woodman (fu una fotografa americana che nonostante la morte a soli 22 anni nel 1981 influì molto nella fotografia non solo statunitense, ndr.)

Mi spieghi la sua opera in cui la casa si trasforma in un grande fiore

Semplice, era troppo piccola per contenerlo

E la potatura? Una lama della forbice è un albero: perché?

Perché a volte siamo forbice, a volte rami: ho voluto mettere insieme le due qualità in un solo strumento surreale

Come nascono le sue idee?

Ho un taccuino degli schizzi, uno sketchbook. Alcune delle migliori idee le ho trovate stando scomoda e prendendo appunti. Lo consiglio a tutti lo sketchbook: serve a esercitare la mano e la mente come fossi un alieno che deve far acquisire alla mano una memoria. E lo dico non solo per chi vuole imparare a disegnare: disegnare così ti pone in una situazione di attenzione.

L’arte è un dono?

Tutti possono imparare a disegnare, non serve il talento. Certo, diventare artisti è un’altra cosa.

L’artista fotografata in mezzo al bosco, simbolo della sua immersione nella natura

Com’è evoluta la sua arte?

Svuotando sempre di più, ho sempre più semplificato, ho dato sempre più aria alla parte non descritta che diventa suggerita.

Come definisce la sua arte? Post qualcosa?

In nessun modo, mai pensato a definizioni. Solo l’idea mi suona strana.

I prossimi lavori cosa saranno?

Incisioni e illustrazioni

Cos’è per lei la natura?

La natura è un soggetto di ricerca, più dell’umano. Mi piace elaborarla, guardarla non in modo naturalistico. I soggetti vegetali mi hanno sempre affascinato molto. Per questo motivo ho scelto di vivere a Fimon.

Le sue mostre sono state organizzate in molti continenti: si vede che le tocca corde sensibili ovunque

Già, le mie opere hanno viaggiato più di me. Anche i premi mi stupiscono sempre.

Lei ha illustrato anche libri per ragazzi. Perché?

Precisamente due libri di poesie per ragazzi. Uno s’intitolava Poesie della notte, del giorno e di ogni cosa intorno. Nelle poesie trovo la mia forma espressiva. Mi riconosco.

Quali autori di poesie predilige?

Patrizia Cavalli, Emily Dickinson, Eugenio Montale, ma Wislawa Szymborska è la mia preferita, è suo il libro che vado a riaprire.

Lavora ascoltando musica?

Talvolta sì. Magari classica. O più spesso suoni della natura registrati.

Antonio Di Lorenzo