Profondo. Lucido. Coinvolgente. Perfino divertente. Ha parlato per un’ora e mezza, con due risultati: il libro che è venuto a presentare al Quadri è stato esaurito al banco all’ingresso. Neanche il librario, evidentemente, s’aspettava tanto successo. C’è stato perfino in sala chi era pronto al bagarinaggio, cioé a ricomprarlo a prezzo maggiorato dal fortunato che se l’era assicurato. Il risultato politico, metà serio e metà scherzoso, è stato un altro, ben più consistente. “Cerchiamo il federatore del centrosinistra. L’abbiamo già”, ha commentato qualche addetto ai lavori nella platea. Non fosse per gli 86 anni che compirà il prossimo 9 agosto, sarebbe una strada da tentare. Comunque, magari arrivarci come lui.

Romano Prodi alla presentazione del suo libro a Vicenza assieme a don dante Carraro in un momento curioso dopo il dibattito
La verità è che Romano Prodi ha raccolto un indubbio successo personale di fronte ai 350 accorsi ad ascoltarlo nell’aula magna del liceo a Vicenza. Esattamente 29 anni fa all’Astra, nella vittoriosa campagna elettorale del 1996, Prodi venne a presentare l’Ulivo a Vicenza. In grandissima parte i presenti erano ancora quelli, tranne un pugno di giovani, poco più o poco meno che trentenni, sindaco Possamai compreso. “Siamo reduci”, sintetizza dal palco Prodi guardando i presenti. Ma la visione e la leadership sono rimaste quelle d’un tempo, anche se adesso si cucina da solo il minestrone in casa alla sera – racconta – mentre alla tv ascolta le invettive contro di lui della premier, domandandosi il perché dell’acredine. Che sia rimasto nel cuore e nella stima di tanti l’hanno dimostrato gli applausi convinti del pubblico, e la fila di chi ha voluto una dedica e un autografo sul libro, Il dovere della speranza, scritto assieme a Massimo Giannini.
Il dialogo con Prodi è stato sostenuto da don Dante Carraro, anima del Cuamm e organizzatore dell’incontro, con il quale ha dimostrato amicizia e condivisione di obiettivi da lungo tempo. Perché Il dovere della speranza? Le sue risposte hanno toccato diversi accenti: “Perché non è una speranza automatica. Viviamo in una società sempre più individuale, serve un grande lavoro collettivo per ricomporre una struttura politica scomposta”. “La speranza diventa un dovere perché di fronte a Trump non è spontanea”.

Una parte del pubblico accorso alla presentazione del libro di Romano Prodi
L’ex presidente del Consiglio ha parlato a ruota libera a 360 gradi, spiegando che il mondo in tre mesi, cioé dalla nuova presidenza Usa, è cambiato totalmente. Ha toccato tutti i temi della politica estera: Trump, Cina, Putin e Xi Jin Ping, Israele e Gaza, Europa e Benigni, gli affari che si sono saldati alla politica, l’orizzonte degli imperialismi che si sta affermando. “Parafrasando Marx, oggi lo slogan è diventato Prepotenti di tutto il mondo, unitevi!”. “L’Europa è rimasta l’unico luogo del diritto contro gli imperatori”. “La Cina è stata trattata assai meglio dell’Europa da Trump”.
Perché? “Perché in 23 anni s‘è ribaltata la situazione commerciale: oggi sono 150 i Paesi che commerciano con la Cina e 50 quelli che trattano con gli Usa. All’inizio degli anni Duemila era l’opposto”.

Un’altra immagine dell’aula magna del liceo Quadri a Vicenza
Neanche da dire che la necessità profonda per l’Europa sia quella di unirsi davvero. Di fronte a guerre, come ha sottolineato don Dante citando l’esperienza del Cuamm, che solo in Etiopia hanno portato un quintale di grano da 50 birr di costo a 1000, gli Usa hanno risposto cancellando 43 miliardi di dollari all’anno di aiuti ai Paesi poveri. “Ma i Paesi europei donano molto di più, solo che lo fanno singolarmente e quindi l’effetto è meno percepito”. “Intanto ogni anno gli europei portano ai fondi americani 300 miliardi di dollari di risparmi con i quali gli Usa comprano le imprese europee”.
All’insegna del vecchio proverbio “chi pecora si fa, il lupo se la mangia”, Prodi ha sostenuto l’esigenza difensiva dell’Europa verso i suoi confini. “Se ci fosse stata una difesa europea comune, Putin non avrebbe mai attaccato l’Ucraina” ha concluso. “Non dimenticate – ha sottolineato – che intanto la Germania ha varato un piano di riarmo da 100 miliardi di euro, per iniziare, e altri centinaia di miliardi in arrivo. Con questa prospettiva e la Francia che ha l’arma atomica, chi credete che comanderà in un’Europa senza unità? Mai visto uno che ha i soldi e un altro che comanda”.
Ma la speranza – è stato chiesto dal pubblico – è un dovere anche in politica interna, verso questo governo della destra? “Ancora di più. La speranza è necessaria proprio di fronte alle situazioni disperate”. Risate del pubblico. Amare.
Antonio Di Lorenzo