Grande successo per Veronica Pivetti al teatro comunale di Vicenza. Applausi scroscianti e interminabili al termine del suo spettacolo L’inferiorità mentale della donna, un’idea felice e realizzata con efficacia teatrale per parlare delle origini del pensiero maschilista, andando ad attingere a documenti e libri scientifici che oggi possono apparire paradossali, ma era l’altro ieri quando sono stati pubblicati. Del resto, come la stessa Pivetti ha testimoniato, la medicina “di genere” ha iniziato a preoccuparsi delle donne negli anni cinquanta, negli anni Ottanta hanno iniziato a coinvolgere le donne nelle sperimentazioni e negli anni Duemila sono stati creati medicinali ad hoc.
Di seguito, riporto la presentazione che ho fatto dello spettacolo in un incontro al teatro mezz’ora prima che iniziasse.
Preparatevi a uno spettacolo che racconta in modo brillante (e talvolta divertente) concetti seri e talvolta terribili, con una Veronia Pivetti in formissima che passa attraverso diversi registri (meditativo, ironico, musicale) con scioltezza. Settanta minuti che saranno ben investiti, nella riflessione intelligente.
Il contenuto. Come disse Marx citando, anzi correggendo, Hegel: “La storia si presenta due volte, la prima come tragedia, la seconda come parodia”. Lo spettacolo che state per gustare appartiene alla seconda categoria: però si sorride per non piangere. L’autrice, Giovanna Gra, ha voluto mostrare proprio questo_ attraverso quali escamotage si è consolidata l’idea che gli uomini nutrono nei confronti del mondo femminile.

Va da sé che l’interpretazione di Veronica Pivetti è magistrale, accompagnata da Anselmo Luisi, percussionista che suona un po’ di tutto e perfino se stesso. Questa è la seconda stagione che Veronica porta lo spettacolo in giro per l’Italia: lei ne è molto soddisfatta e lo spettacolo ha riscosso un grande successo.
Le citazioni e le storie raccontante sono molteplici, talvolta incredibili, e le vedremo tra pochissimo.
A me in questo primo momento preme rispondere a una domanda che qualcuno si farà. E cioé questa:
“Va bene, qui si parla di Lombroso, Moebius, Marechal, autori dell’Ottocento: sappiano in che epoca sono vissuti, oscurantista, quando (non solo) negli Usa esistevano ancora gli schiavi e la regina Vittoria faceva coprire le gambe dei tavoli per non far nascere allusioni a quelle delle donne. Adesso le cose sono cambiate”.
Ne siete proprio convinti?
Qualche giorno fa l’ingegnera spaziale Rosa D. F. che lavora alla Nasa, che non è esattamente la gelateria da Gigetto, e comunque sarebbe grave lo stesso, s’è vista cancellare la sua biografia dal sito della Nasa. Lei è dominicana, è giunta senza molti mezzi negli Usa, ha studiato, s’è integrata, laureata, è giovane, regolare. Ma evidentemente questo non basta.
Cos’è accaduto? Che un ordine esecutivo del presidente Trump ha vietato, cioè ha ordinato di cancellare dai siti federali un elenco di parole ritenute “woke”, cioè inclusive, comunque appartenenti alle battaglie per i diritti civili sostenute dai democratici, nemici giurati.
Vogliamo vedere quali sono queste parole? Eccole:
women (donne)
women and underrepresented (donne e persone sottorappresentate)
advocacy (sostegno)
anti-racism (antirazzista)
biases (pregiudizi)
pregnant person (persona in gravidanza)
racial identity (identità razziale)
transgender
vulnerable populations (popolazioni vulnerabili)
BIPOC (Black Indigenous People of Color, “persone nere, indigene e di colore”)
cultural heritage (patrimonio culturale)
disparity (disparità)
diversity (diversità)
environmental quality (qualità dell’ambiente)
ethnicity (etnicità)
excluded (escluso)
hate speech (discorso d’odio)
immigrants (immigrati)
inclusivity (inclusività)
LGBT
Native American (nativi americani)
non-binary (non-binario)
pollution (inquinamento)
La presidenza Trump non se l’è presa soltanto con la giovane ingegnera spaziale, dominicana d’origine, ma ha anche rimosso dal suo sito tutte le notizie riguardanti le donne “Stem” (acronimo usato per indicare le donne che s’interessano in discipline scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e così sono sparite le notizie sull’attività educativa di Vera Cooper Rubin che era scritto sul sito dell’Osservatorio a lei dedicato. La Cooper Rubin è l’astronoma che nel 1974 ha fornito la prima prova dell’esistenza della materia oscura, quella che costituisce il 90% della materia dell’universo, non emette radiazioni elettromagnetiche e raggruppa il 26% dell’energia. Sulla materia oscura l’umanità non sa praticamente niente, sa solo che esiste. E noi umani omaggiamo questa scienziata cancellando una parte della sua attività.
Come capite allora questo spettacolo è di piena e sconcertante attualità.
Ma questa attualità nasce da testi come quello di Paul Julius Moebius, neurologo a Lipsia che nel 1901, in pieno scientismo positivista, pubblica un libro di 90 pagine intitolato appunto “L’inferiorità mentale della donna”.
È ricco di delicati riferimenti. Per esempio: “Capello lungo, cervello corto”. Già, perché le donne sono dotate di crani piccoli e il loro cervello, quindi, è insufficiente. Conseguenza: le signore non hanno giudizi propri. “Dopo poche gravidanze – aggiunge il professore – decadono e, come si dice molto volgarmente, rimbambiscono.
A queste dichiarazioni fa eco il medico, antropologo, giurista e criminologo italiano Cesare Lombroso: “Le donne mentono e chiacchierano troppo, lo dicono i proverbi di tutte le regioni”.
“Le donne hanno un solo nemico – rilancia Moebius – il tempo, a cui, però, dopo qualche anno di matrimonio soccombono, sia diventando sciocche, sia disseccandosi sotto forma di vecchie zitelle stravaganti”.
E del resto, laddove si riscontra del talento, la psiche femminile manifesta un evidente ermafroditismo psichico.
Sylvain Maréchal, scrittore, avvocato e sedicente rivoluzionario francese, ha elaborato un vero e proprio ‘Progetto di legge per vietare alle donne di leggere’. Dichiara infatti che “Imparare a leggere è per le donne qualcosa di superfluo e nocivo al loro naturale ammaestramento”. D’altro canto “la ragione vuole che le donne contino le uova nel cortile e non le stelle nel firmamento”
Pensate a come una donna intelligente, arguta e brillante come Veronica Pivetti possa trasmettere, come una moderna Mary Shelley, queste frasi.
Perché lo sapete che Mary Wollestonecraft Shelley – sì proprio lei che a 18 anni scrisse Frankestein – fu una grande femminista, come sua madre.
Comunque, la lista delle citazioni da cui nasce una mentalità che relega le donne all’inferiorità è lunga. Ed è per questo motivo, sostiene Pivetti, che “capita tutti i giorni ancora oggi che si debba dimostrare di non essere inferiori”, dice la stessa attrice.
Ambrose Bierce, giornalista americano tra la metà dell’Ottocento e il 1914 sosteneva: “La donna è un animale che vive in prossimità dell’uomo”
Ma è una faccenda che viene da lontano: Voltaire stesso ha detto che le donne non sono state neanche in grado di inventare il tulle”
Noi ci consiliamo con quanto sostiene Amalia Ercoli Finzi, la prima ingegnera donna, che a 90 anni è vispa e vivace: “Al mondo ci stanno le persone più intelligenti e meno intelligenti: le donne stanno dalla prima parte”.
Non va dimenticato che in Italia fino alla riforma del diritto di famiglia del 1975 una donna non poteva aprire un conto corrente senza la firma di avallo delpadre o del marito. Ed è soltanto del 1981 l’abolizione per legge del delitto d’onore e del matrimonio riparatore. Franca Viola, Alcamo, è ancora viva che a 17 anni nel 1961 rifiutò di sposare il suo violentatore, è ancora viva.
E tanto per restare sull’attualità, come dimenticare il breve monologo di Paola Cortellesi sulle molte parole che al maschile hanno un loro significato e al femminile ne hanno un altro, del tutto opposto e dispregiativo, quasi sempre ammiccante verso la prostituzione.
“Un cortigiano: un uomo che vive a corte; Una cortigiana: una mignotta.
Un massaggiatore: un cinesiterapista; Una massaggiatrice: una mignotta.
Un uomo di strada: un uomo del popolo; Una donna di strada: una mignotta.
Un uomo disponibile: un uomo gentile e premuroso; Una donna disponibile: una mignotta.
Un uomo allegro: un buontempone; Una donna allegra: una mignotta.
Un gatto morto: un felino deceduto; una gatta morta, una mignotta.
Non voglio fare la donna che si lamenta e che recrimina, però anche nel lessico noi donne un po’ discriminate lo siamo.
Quel filino di discriminazione la avverto, magari sono io, ma lo avverto. Per fortuna sono soltanto parole. Se davvero le parole fossero la traduzione dei pensieri, un giorno potremmo sentire affermazioni che hanno dell’incredibile, frasi offensive e senza senso come queste: “Brava, sei una donna con le palle”, “Chissà che ha fatto quella per lavorare”, “Anche lei però, se va in giro vestita così”, “Dovresti essere contenta che ti guardano”, “Lascia stare sono cose da maschi”, “Te la sei cercata”.
Per fortuna sono soltanto parole ed è un sollievo sapere che tutto questo finora da noi non è mai accaduto.»
Buon spettacolo a tutti.
Antonio Di Lorenzo