“Respira”! Il vino che produce Barbara a Costozza lo avrebbe apprezzato molto anche Galileo

Trentacinque anni, segue tre ettari e mezzo di vigne prese in affitto dal padre. E’ probabilmente la più giovane produttrice del Vicentino. Donna dai molteplici interessi, ha battezzato “Respira” il suo carmenere perché la vita convulsa ha bisogno di una pausa. Lei e il marito a Costozza gestiscono “La botte del covolo”

Barbara Ozzi in un’immagine di Daniele Volpe scattata alla festa di Costozza

Se Galileo avesse conosciuto i suoi vini, li avrebbe sicuramente apprezzati. Prima di tutto perché amava il buon vino: se ne intendeva parecchio. In secondo luogo perché il locale che Barbara Ozzi gestisce assieme al marito Cristiano Cortellazzo, titolare de La botte del covolo, si trova di fronte alla villa che a Costozza per molti anni ha ospitato la celebre Taverna Aeolia, villa che Galileo frequentò cinque secoli fa, dove si ubriacava con i suoi dotti amici e nella quale rimediò un bel reumatismo che lo accompagnò tutta la vita a causa dell’aria fredda che arrivava nel locale centrale, ribattezzato carcere dei venti, grazie ai ventidotti della collina che sono un condizionatore naturale perenne.

(Se avete tempo, cliccate a questo link e ne saprete parecchio su Galileo, il vino e Costozza:

https://www.antoniodilorenzo.it/2019/04/01/il-vino-di-galileo-e-lo-scherzo-di-costozza/ ).

Barbara, 35 anni, è sicuramente una delle più giovani produttrici di vino del Vicentino, se non la più giovane in assoluto. Donna di carattere, è però cordialissima e ha un sorriso aperto che mette a proprio agio. Conferma le caratteristiche del suo segno zodiacale, i Gemelli, che li vogliono persone con apertura mentale, capacità di comunicazione e di relazione, portate alla curiosità e al sapere.

La copertina del libro che ho scritto un po’ di anni fa su Galileo e il vino

Che sia vero lo sottolineano le sue molte esperienze. Non s’è fatta mancare niente, Barbara: s’è diplomata al Boscardin nell’indirizzo biologico, ha seguito un paio di facoltà all’università (scienza dell’educazione e formazione di risorse umane) ma era arduo essere uno studente – lavoratore. Invece ha lavorato alla Caritas per due anni e assieme alla zia Antonia ha seguito a Costozza una casa famiglia.

Fidanzata con Cristiano dal 2011, sono sposati da dieci anni. Lui è un musicista, frontman dei Mistonocivo di cui è la voce e scrive i testi, ma sa suonare anche la chitarra. Hanno abitato per due anni in centro a Vicenza, ma sentivano che la vita era noiosa. E siccome sono controcorrente se ne sono andati due anni a vivere in un eremo a Pianezze: lui, poliedrico, fino al Covolo ha lavorato in cucina in vari ristoranti, mentre lei frequentava corsi alla Coldiretti oltre, appunto, a lavorare alla Caritas. All’eremo non avevano neanche la televisione, tanto per dare l’idea della vita spartana.

Il cerchio si chiude quando nel 2017 Barbara prende in gestione tre ettari e mezzo di campagna a Costozza, che il papà s’è sudato (nel senso che non è un latifondista). Con un altro ribaltone della sua vita, s’è messa a lavorare le vigne e tre campi di seminativo: proprio lei che odiava le vendemmie e aveva giurato che non avrebbe mai seguito la strada della famiglia. Ma, appunto, bisogna avere mente aperta.

Alice Walczer Baldinazzo (a sinistra) ha disegnato l’etichetta del vino edizione 2022 che l’amica Barbara ha battezzato “Respira”

“Tecnicamente sono un’imprenditrice agricola – spiega – ma mi piace definirmi una contadina perché alla fine è questo che amo fare, lavorare e rispettare la terra che mio papà mi ha dato in affitto. Come tutti i contadini lavoro anche un piccolo frutteto e un grande orto sia a uso personale sia per vendere verdure e aromatiche al Covolo”. Produce prosecco e cabernet franc che conferisce alla cantina sociale, e siccome non ha una cantina propria si appoggia ai Pegoraro di Barbarano per produrre il suo Carmenere: poche migliaia di bottiglie (annate 2021, 2022 in commercio; ha saltato il 2023 per il maltempo e adesso attendiamo il 2024) con etichette che sono opere d’arte.

Aggiunge: “Il carmenere è un vigneto piantato nel1986 e mai espiantato. Le viti sono vecchie, delicate ma ancora molto produttive. Le lavoriamo con il massimo rispetto, entrando in vigna il meno possibile con i trattori per evitare asfissia del terreno e quindi delle radici. Facciamo parecchi sovesci a file alterne con piante azotate cosi da aiutarle ad avere i giusti nutrienti naturali. Ovviamente non uso diserbo in campo (nemmeno nei seminativi, le erbacce le togliamo a mano anche se questo significa spaccarsi le mani e la schiena) e l’erba alta nei filari viene tagliata con il decespugliatore a mano”.

Le etichette, si accennava, sono opere d’arte, perché sono il frutto della creatività di Alice Walczer Baldinazzo, artista e molto altro (insegnante e musicista) tra i talenti più interessanti fra i giovani vicentini. Barbara Ozzi la definisce così: “È energica, ha fantasia e sa ascoltare”. Dalla loro amicizia e collaborazione sono nate due etichette del carmenere, battezzato Respira. “Nella prima – spiega Barbara – ho chiesto che disegnasse una ghiandaia, animale dei nostri boschi con la parte del sottoala di colore blu cielo. Per l’etichetta del 2022 abbiamo pensato a un drago dai colori del sole e del caldo, lo stesso che ha accompagnato questo vino in vigna”.

L’edizione 2022 del Carmenere di Barbara con il drago mentre quella del 2021, sempre disegnata da Alice Walczer Baldinazzo ha una ghiandaia color blu cielo

“È un Carmenere Igt in purezza – spiega Barbara Ozzi – con gradazione alcolica del 12% per l’annata 2021 e 13% per l’annata 2022. Le uve sono raccolte a mano, restano 10 giorni a macerare sulle bucce, sei mesi maturano in botti di acciaio e per 12 mesi affinano in bottiglia”. Perché il nome Respira? “Perché è un vino di bella beva con al naso frutta rossa, ribes e chiodi di garofano. Al palato è vellutato con un tannino non troppo persistente. È un vino da bere da soli o in compagnia finito il lavoro, staccando i pensieri… respirando il bello della vita! Respira, appunto”.

Se lei deve staccare i pensieri, sceglie la lettura: le piacciono i libri storici e i gialli. Acolta anche musica e adora Capossela, con puntate in quella etnica e poi i cantautori classici, da Dalla a Bregovic.

La botte del covolo, il locale di Costozza di cui è titolare Cristiano Cortellazzo, marito di Barbara Ozzi

A proposito di vini, due parole su La botte del covolo, locale appunto a forma di botte aperto dieci anni fa: erano cinque soci, ma via via Barbara e Cristiano li hanno liquidati e ora lo gestiscono in proprio. Si beve, e ci mancherebbe, con una carta di 70 vini e 18 in mescita, ma si mangia anche. Per quanto possibile si punta a piatti ricercati. Dal 2022 in cucina c’è Giovanni Ferrara: il suo amore per il pesce si spiega con le sue origini, perché è di San Giorgio a Cremano, cioé compaesano di Massimo Troisi. In sala lavorano, fra gli altri, Chiara Zorzan ed Elena Beggiato. Tra collaboratori alla Botte e chi dà una mano a governare le capre dell’azienda e la vigna, in tutto le imprese di Barbara Ozzi e Cristiano contano una decina di persone.

Antonio Di Lorenzo