Nel teatro comunale di viale Mazzini piove dentro. Ormai sono rassegnati ad andare a raccogliere l’acqua nel vano ascensore: ci mettono un secchio e si stringono nelle spalle. Non è finita. La storia del parcheggio sotterraneo (poco meno di trenta posti) è perfino grottesca: da diciassette anni, cioé dall’inaugurazione del 2007, non è mai stato messo a norma. Quindi è chiuso, inutilizzato.
Queste situazioni sono talmente conosciute ai gestori del teatro che le raccontano senza acrimonia o vis polemica. Sembrano rassegnati. Nulla è peggio dell’abitudine. E pensare che siamo in un luogo d’arte per antonomasia, il foyer del teatro, a margine della conferenza stampa nella quale si annuncia una spesa di 123mila euro per l’illuminazione del Ridotto. E, come spiegava Picasso, arte e abitudine dovrebbero fare a pugni: “L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”, sosteneva.
Va da sè che nessuno è contento. Il presidente della Fondazione teatro, Luca Trivellato, uno che sponsor al Comune lo sta facendo da decenni, usa le parole della diplomazia per spiegare che è fiducioso, che le questioni annose saranno risolte. Ma intanto piove dentro al teatro e il parcheggio è inutilizzato. D’accordo, andiamo per gradi: non sono le questioni più urgenti, è vero, però che figura! Sarebbe bello e utile sistemarle. Magari presto.