La Fondazione Roi non ha alcuna intenzione di vendere l’ex cinema Corso, acquistato il 9 marzo 2016 in un’altra era e con un altro presidente, Gianni Zonin. L’ha affermato chiaro e tondo l’attuale presidente Francesca Lazzari durante una conferenza stampa organizzata per illustrare il programma del nuovo CdA. “È un luogo importante da restituire alla città – ha spiegato – Stiamo ragionando sulla sua destinazione. Non è semplice”. La presidente sottolinea la centralità dell’immobile nell’ambito culturale vicentino: a due passi dalla biblioteca e a quattro dall’Olimpico, vicino al nuovo corso universitario Iuav a San Biagio… Il che fa pensare che la sua destinazione possa essere culturale, e del resto sarebbe strano il contrario vista appunto la proprietà. Però il CdA chiede tempo ed è giusto che lo abbia.
Quella della presidente Lazzari è comunque una retromarcia, o una inversione a U come si preferisce, rispetto alla direzione di questi anni, cambio di strategia sicuramente concordato con il Comune e gli altri enti che esprimono i reggitori della Fondazione, vale a dire Accademia olimpica, diocesi e Fai. Non va dimenticato che quasi un anno fa, ai primi di ottobre del 2023, andò deserta l’asta per la vendita dell’ex cinema in corso Fogazzaro, il cui prezzo era fissato a 1 milione e mezzo di euro.
Quattro dei cinque componente del CdA della Fondazione Roi: Giuseppe Nardin, Valeria Cafà, Francesca Lazzari e Antonio Vesco. Manca Alvise Rossi di Schio, non presente all’incontro.
Poi ci sono anche ragioni di bilancio, non meno importanti: rimettere il bene all’asta significherebbe abbassarne il prezzo: svalutare un immobile al di sotto del suo valore non piace a nessuno, men che meno a questo Cda della Roi, ricco di esperti di bilanci e conti, a cominciare dalla presidente, cheha trascorso una vita come docente universitaria in materie economiche fino al prof. Giuseppe Nardin, dal commercialista Antonio Vesco fino all’imprenditore Alvise Rossi di Schio (che era assente all’incontro). Del Cda fa parte come membro di diritto la neo direttrice dei musei Valeria Cafà, già conservatrice al Correr di Venezia.
L’ex cinema Corso fu acquistato, appunto nel 2016, dalla Fondazione Roi a trazione Zonin per 2.5 milioni di euro. La banca era proprietaria anche di palazzo Repeta, ex sede della Banca d’Italia, acquistata per 9. 53 milioni di euro, 170mila in più rispetto alla base d’asta: il disegno di Zonin puntava ad acquistare anche l’ex sede della Camera di commercio, da trasformare in un centro congressi. L’ente camerale dal 2011 è emigrata ai Pomari e la sua sede storica è rimasta finora tristemente invenduta. Nei disegni di Zonin, palazzo Repeta doveva diventare un hotel di lusso e tutta la zona doveva trasformarsi in un quadrilatero, anzi in una fortezza della Popolare. Nel 2015 il Giornale di Vicenza aveva parlato anche di un cambio di destinazione d’uso per l’ex Corso, obiettivo che poi non si realizzò: comunque tutto il disegno urbanistico fu travolto dal crack della Popolare che incenerì, assieme a 120mila correntisti, anche la stessa banca.