“Non siamo un bancomat”. Tre parole della presidente Francesca Lazzari marcano il nuovo corso che il Cda vuole imprimere alla Fondazione Roi. “Intendiamo essere protagonisti della vita culturale – sottolinea in una conferenza stampa – partner di co-progettazioni”. “Vogliamo spostare il peso dal finanziare a investire – sottolinea Giuseppe Nardin, membro del Cda – Vogliamo elaborare progetti, partecipare”.
La Fondazione ha un patrimonio immobiliare valutato sui 40 milioni e altrettanto vale il suo patrimonio mobiliare. L’utile è di 300 mila euro all’anno, che mette a disposizione di Vicenza. Ma, d’ora in poi, secondo nuovi e precisi criteri. “Si può dare di più alla città”, spiega la presidente. Intanto ha mutato l’inquadramento giuridico della Fondazione: da onlus è diventata ente filantropico del terzo settore. Cosa che, oltre ad aver fatto risparmiare 80mila euro, permette di avere un ruolo più incisivo secondo la nuova filosofia del Cda.
Le linee che seguirà nello sposare e finanziare le iniziative sono sostanzialmente tre: progetti di valorizzazione di contenitori culturali (musei, spazi espositivi, centri culturali e così via, proposti dalle istituzioni); sostegno con 60 mila euro l’anno a progetti di catalogazione scientifica, pubblicazioni quali guide museali, cataloghi delle esposizioni, restauro di opere; sostegno con 140 mila euro l’anno di progetti di qualità, che siano “capaci di superare i micro-interessi particolari e specifici”.
Per insistere nella svolta, sono state anche indicate date precise per presentare i progetti, che – in ogni caso – saranno finanziati per il 70 per cento. Lazzari & il Cda hanno impartito, come si dice in gergo militare, un dest riga a tutto il settore culturale, eliminando in un colpo solo vecchie abitudini e parecchie rendite di posizione.