Donata al San Bortolo un’apparecchiatura per combattere in modo più efficace la Sepsi

Conosciuta una volta come setticemia, la sepsi è silenziosa e si manifesta all’ultimo momento. Colpisce in Italia 250mila persone (Bebe Vio per esempio) e causa 60mila morti.

Un’apparecchiatura di nuova generazione ed elevato contenuto tecnologico e, soprattutto, i kit per il suo funzionamento arriveranno al San Bortolo per migliorare e intensificare la lotta alla sepsi. Si potrà così individuare il batterio che ha causato la malattia – grazie a una nuova tecnica di emocoltura – in poche ore anziché in uno o due giorni come succede adesso. È il frutto dell’attività della fondazione No Sepsi, attiva a Vicenza dal 2016, con una decina di operatori, e della Fondazione San Bortolo che hanno consentito questo aggiornamento tecnologico grazie a un finanziamento di 50mila euro per l’acquisto dei kit necessari per utilizzare questa nuova apparecchiatura. La somma servirà a finanziare anche una borsa di studio di un ricercatore che all’ospedale di Vicenza lavorerà in questo ambito nel reparto di microbiologia. In questo modo Vicenza si allinea ad altre strutture sanitarie, come quella di Padova, che potevano già contare su questi supporti sanitari.

La Fondazione No Sepsi è animata da Pasquale Piccinni e sua moglie Antonietta Bacchetta, entrambi medici: Piccinni è stato primario di anestesia e rianimazione al San Bortolo e direttore sanitario all’Eretenia. Da alcuni anni i due medici profondono le loro energie a sostenere questa fondazione che lotta contro un nemico molto spesso invisibile e silenzioso, ma assai pericoloso. La Sepsi, quella che una volta si chiamava setticemia, ossia l’infezione che devasta il corpo e può determinarne velocemente la morte, spesso si manifesta all’improvviso e all’ultimo momento. Lo sforzo, appunto, sta tutto nell’individuare il batterio che provoca l’infezione e definire quindi il trattamento antibiotico. Ma non è un lavoro facile.

Pasquale Piccinni e Antonietta Bacchetta della fondazione No Sepsi

Nel mondo i casi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, sono fra i 20 e i 30 milioni, in Italia 250mila dei quali il 25% non sopravvive. In Italia, quindi, ci sono 60mila morti all’anno per sepsi. Bebe Vio, che è stata colpita da piccola, com’è noto ha perso le braccia dimostrando poi una notevole grinta per vivere e addirittura vincere medaglie olimpiche. La sespi ha un’incidenza maggiore del tumore al colon, per esempio.

A Vicenza s’è svolta, contemporaneamente all’Italia, una giornata per la sensibilizzazione alla malattia. Dalla Loggia del Capitaniato a piazza dei Signori volontari e amici dell’associazione hanno svolto un’intensa campagna distribuendo materiale informativo ad alcune centinaia di vicentini. Anche il sindaco Possamai, assieme all’assessore Tosetto, ha visitato il centro informativo, s’è fermato con gli operatori e s’è intrattenuto con loro.

Antonio Di Lorenzo